Da una lettera di Marco Treves del ’68.
Reverendo Professore,
mi permetta di comunicarLe alcune osservazioni sul suo pregevole e simpatico articolo sul “popolo di Dio”.
Se per “popolo di Dio” si deve intendere il popolo che adora il Dio d’Israele, non c’è dubbio che nell’era pre-cristiana l’unico popolo di Dio era il popolo israelita (compresi i Samaritani e i proseliti) e che oggi appartengono a questo popolo tutti gli Israeliti, tutti i Cristiani e tutti i Mussulmani. Ma se per popolo di Dio si intende quel popolo che è caro a Dio, si deve ricordare che, secondo la Bibbia, tutti i popoli, anzi tutte le creature, sono care al loro Creatore. Iddio ama lo straniero (Deut. X, 18), aiuta gli Israeliti come gli Etiopi, trasse Israele fuor dall’Egitto i Filistei da Caftor e i Siri da Kir (Amos IX, 7). Ha cura di tutte le sue creature: fa scorrere i ruscelli per abbeverare gli animali selvatici e gli onagri, fa nascere l’erba per il bestiame (Salmo CIV, 10- 14). Dà la pastura al bestiame e ai corvi che gracidano ( Salmo CXLVII, 9). Dio non è settario !
L’espressione “popolo eletto” non si riferisce a un preteso diritto di andare in Paradiso. Il Paradiso non è mai nominato nell’Antico Testamento e non fa parte delle credenze ebraiche di quei tempi: Iddio elesse gli Israeliti per dare loro la Palestina (Deut. IV, 37- 38, VII, 6-9), Ezechiele XX, 5- 6) , elesse la Giudea e il monte come luogo del Tempio (Salmo LXXVIIII,68- 69, Neemia 2,9) e soprattutto elesse Israele come contraente dell’Alleanza (Deut. XIV, 2, Salmo XXXIII, 12).
Israele ebbe il privilegio di ricevere la Torah, Firenze quello di dare i natali a Dante, la Francia formulò i diritti dell’uomo, Filadelfia la costituzione degli Stati Uniti. Ogni popolo ha i suoi meriti. Questi sono fatti storici e non opinioni teologiche, e possono essere riconosciuti da persone di qualunque religione. Il privilegio degli Ebrei non è legato alla razza perché chiunque può aderire alla religione israelita: “tutti gli stranieri che aderiscono al Dio di Israele …………e che osservano il Sabato……….anche loro condurrò al monte mio santo e li farò lieti nella mia casa di preghiera (Isaia, LVI, 6-8).” “ A tutti coloro che vogliono venire a vivere sotto le nostre leggi, egli (Mosè) fa benevola accoglienza (Flavio Giuseppe, Contro Apione II, 28,210).” La dottrina della “sostituzione” mi pare un piccolo trucco per adattare ai Cristiani le parole dove i testi parlano degli Ebrei.
Protesto poi contro l’abitudine diffusa di fare uso di traduzioni e d’interpretazioni inesatte della Bibbia.
Potrei fare molti esempi, mi limiterò a citarne alcuni. Isaia LX, 2 :”L’Eterno si eleverà sopra di te”,si eleverà viene tradotto da un autore “nascerà”per riferirlo a Gesù ! Così come non si può riferire a Gesù Isaia IX, 5 perché il principino lì nominato era già nato quando il profeta scriveva, come risulta dai tempi dei verbi, così come dai tempi dei verbi risulta che l’uomo dei dolori di Isaia LIII era già morto quando il profeta scriveva. In Isaia XLIX, 6 la parola che significa “vittoria” o “liberazione” viene tradotta “salvezza”. Arez può significare “terra” o “paese”. Il profeta dice che Dio l’ha incaricato di portare la vittoria fino ai confini del paese, cioè della Giudea.
La parola “Messia” significa “unto”, “Unto del Signore”, ed era designazione retorica di tutti i re israeliti. Nell’Antico Testamento non è mai usata per re futuri. “Figlio d’un uomo” significa “uomo”, “Servo del Signore” significa “ebreo”. Nell’Apocalisse VII, 3-4 ci sono 144000 servi del Dio d’Israele, più di quanti ne abbiano congetturati gli esegeti d’Isaia. Nel Salmo 110 ( 109 della Vulgata) non si nomina nessun “ Messia trascendente”. Si celebra il Sommo Sacerdote Simone, prode, ma sanguinario guerriero, come risulta anche dall’acrostico che dice “ Simone è terribile”.
Oggidì i nostri legislatori discutono del divorzio. E’ noto che alcuni versetti dei Vangeli ( Marco X, 9 e 11- 12; Luca XVI, 18) lo proibiscono, mentre altri ( Matteo V, 32 e XIX, 9) lo permettono. Questa non è che una delle tante contraddizioni che si leggono nei Vangeli. Interrogato se sia lecito ripudiare la moglie per qualunque causa, Gesù risponde limitando il ripudio al solo caso di “porneia”. Armando Guidotti (Perché no il divorzio 1965, imprimatur) a pag. 24 traduce questa parola con “infedeltà”, a pag. 160, seguendo i Padri Bonsirven e Vaccari traduce “concubinato”. Tra secolo e consulto il Dizionario. Trovo porneia = prostituzione, porneion= bordello, porne = meretrice,ecc.., mentre pallakè è la concubina.
Insomma, prima di cominciare il dialogo tra Ebrei e Cattolici in materia di esegesi, bisognerebbe rinunciare alle interpretazioni troppo frettolose. Bisogna in ogni caso permettere agli Ebrei di replicare a quelle interpretazioni che ritengono ingiuste verso di loro. Il primo principio dell’equità è “odi l’altra parte”.
Cordialmente,
Marco Treves
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