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La data del libro di Tobia

La data del libro di Tobia
Marco Treves


Il libro di Tobia (1 ) è un racconto la cui scena appartiene a un’epoca remota. Come nei romanzi storici di Walter Scott, Alessandro Dumas, Victor Hugo, Alessandro Manzoni, H. Sienkiewicz e innumerevoli altri. Gli avvenimenti fittizi del racconto hanno luogo nell’ottavo secolo, sotto i re assiri, ma la data di chi scrive è molto più recente.
1)egli impiega dei termini caratteristici dell’età maccabaica, come “ altissimo “ per Dio e “Santi” per gli Ebrei (2).
2)Introduce l’angelo Raffaele. I nomi degli arcangeli furono inventati dall’autore di Enoch Etiopico.
3)Tobia XIII 1- 16 menziona più volte la dottrina della regalità di Dio, introdotta da Giuda Maccabeo (3).
4)Tobia XIII 2 menziona la dottrina della resurrezione, introdotta da Daniele XII 2 (4).
Ma questo versetto di Tobia non viene direttamente da Daniele, viene dal Cantico di Anna, che è della fine del secondo secolo (5).
5)Tobia XIII 16-17 predice la ricostruzione di Gerusalemme, distrutta da Tito nell’anno 70 ( 6).
6)Sono incline a vedere nei tre re assiri del primo capitolo un’allusione ai tre imperatori Flavi e a datare il nostro racconto al principio del regno di Domiziano, cioè nell’81-85. Una conferma di questa data risulta dallo stesso racconto. Gerusalemme non fu mai conquistata dagli Assiri. Fu conquistata dai Babilonesi, ma a quell’epoca la Galilea non era di religione ebraica. La sua conversione al Giudaismo avvenne sotto Aristobulo. Tobia, un Galileo della tribù di Nephthali che dichiara che non ha adorato Dio a Bethel, a Dan o a Sichem, ma sempre a Gerusalemme, è un anacronismo che indica una data dopo Aristobulo. Ninive senza dubbio simboleggia Roma. La speranza della ricostruzione di Gerusalemme è la speranza degli Ebrei sotto i Flavi.
Il libro termina con una predizione della rovina di Ninive ( Tobia XIV 6 nella Vulgata, XIV 4-8 e 15 nel testo greco) che suona come un eco della predicazione di Gesù e delle predizioni dell’Apocalisse Cristiana.
In Tobia si respira l’atmosfera di rassegnazione addolorata, ma tranquilla, che doveva essere quella di numerosi Ebrei venti anni dopo la catastrofe. Ma lo scopo principale del nostro libro è di presentare alla sua generazione un esempio di vita virtuosa e di opere di misericordia.
Si ricorda che un giorno Rabban Yohanan ben Zakkai usciva da Gerusalemme, Rabbi Josuè lo seguiva e, vedendo il Tempio in rovina, gridò :”Disgrazia a noi, poiché questo luogo dove i peccati d’Israele erano espiati è distrutto”. “Figlio mio, gli rispose Rabban Iohanan, non ti affliggere, perché noi abbiamo un altro modo di espiazione altrettanto efficace come quello che ci è stato tolto. E qual è ? Sono le opere di misericordia e non il sacrificio “( Osea VI 6 ) (7 ).
Le opere di misericordia ( guémilouth hasadim) sono un’espressione importante della carità ebraica. Esse sono di origine egiziana. In Egitto, dal terzo millennio a.C., si mettevano nella tomba degli scritti in cui il defunto, per essere ammesso nel paradiso della religione del paese, dichiarava di non aver commesso peccati e di aver compiuto buone opere. Queste dichiarazioni contenevano delle liste di opere di misericordia: dare il pane all’ affamato, birra a chi ha sete, vesti a chi è nudo, una barca a chi deve attraversare un fiume, seppellire i morti (8). Si può vedere anche da qui che la religione egiziana, spesso criticata per i suoi dei a testa animalesca, ha dato un contributo importante alla nostra civiltà. Nella Bibbia si leggono delle liste di opere di misericordia in Ezechiele XVIII 7 e 16, in Isaia LVIII 6- 7, in Ecclesiastico 6, in Tobia I, 20- 21. IV 17- 18. Altre menzioni di queste buone opere si leggono in Pirké Abot 1, 2, in Enoch Slavo IX 1, X 5- 6, XLII 8, nel IV Esdra II 20- 23, in Matteo XXIV 35- 40 e nel Talmud (9). Le opere di misericordia sono state a volte rappresentate dagli artisti cattolici. La più celebre di queste opere d’arte è la serie dei bassorilievi di Sante Baglioni che decora la facciata dell’ospedale del Ceppo a Pistoia.
Le fonti del libro di Tobia sono varie: aramaiche (la storia di Ahikar), egiziane (il tradimento di Khons), iraniane ( il demone Asmodeus è Aeschma Déva), folcloriche ( la donna dai sette mariti, l’angelo custode, il morto riconoscente). Il libro di Tobia ha delle reminiscenze di quasi tutti i libri del vecchio Testamento e anche di Enoch Etiopico. Ci informa su certi usi curiosi del suo tempo: medicamenti, esorcismi, superstizioni, prestiti di denaro, contratti matrimoniali, ecc.
Attribuisco il libro di Tobia a un discepolo di Yohannan ben Zakkai.

NOTE

1)L’originale ebraico di questo libro è perduto. Ci sono varie traduzioni assai discordanti in lingue diverse. V. la traduzione inglese del Codex Sinaiticus con apparato critico di D.C. Simpson in R. H. Charles, Apocrypha and Pseudepigrapha of the O. T., Oxford, Clarendon Press, l’edizione greca di Rahlfe e la Vulgata latina.
2)“L’Altissimo” come nome del Dio d’Israele e i “Santi” per indicare gli Ebrei vengono dal libro di Daniele e si leggono molte volte nei Salmi.
3)Vedi il mio articolo “The reign of God in the O. T. in VT, vol. IX N° 2, 1969, p.235.
4)Ezechiele ci offre un’allegoria della resurrezione politica della nazione. Non si tratta della resurrezione escatologica degli individui, come hanno visto i migliori commentatori.
5)Il Cantico d’Anna è un cantico di vittoria interpolato in 1 Samuele II. Anche questo Cantico presuppone la promessa della resurrezione in Daniele XII, ha una frase greca (le estremità della terra, cioè le coste dell’oceano) , un eco della mitologia greca ( le colonne della Terra), una frase presa in prestito al terzo Isaia ( Isaia XLVII 8). Adopra il termine maccabaico “roccia” per Dio e menziona gli Asidei. Il re dell’ultimo verso non può essere che Aristobulo o Janneo. “ Dio proteggerà i piedi dei suoi Asidei” (v. 9) è un’allusione alle marce dei soldati farisei agli ordini del re.
6)Questo verso imita il terzo Isaia (Isaia LIV 11- 12). Ma, mentre in Isaia LIV si tratta della cinta delle mura distrutta da Antioco ( I Macc. I 31), nel 70 della nostra era la distruzione fu più completa.
7)J. Neusner, First century Judaism in crisis, Abingdon Press, Nashville- New York 1975, p.169. J. Goldin. The fathers according to Rabbi Nathan, Yale univ. Press, New Haven 1955, p. 34.
8)J. Cirenne, la religion et la morale dans l’Egipte antique, Albin Michel, Paris 1965,p.47.
9)A. Cohen, Everyman’s Talmud, Dent ( London ) e Dutton ( New York), 1949, pp. 224-226.

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