Gli Ebrei del I Sec. dell'Era Cristiana
Non ci fu nessuna crisi della Torah nel I sec. dell'Era Cristiana che fu un epoca di giganti del pensiero religioso: Giovanni Battista, Gesù di Nazareth, Johannan Ben Zaccai, gli autori dei Segreti di Enoch, dell'Apocalisse Siriaca di Baruch, del IV Esdra, del Libro di Adamo e Eva e altri. In questo secolo la religione ebraica raggiunse il livello morale più alto in quanto secondo l'escatologia di quel tempo la grazia di Dio arrivava a chiunque praticasse le opere di carità verso le vedove, gli orfani, gli stranieri (Libro dei Segreti di Enoch IX, 1; Is, LVIII, 7; Ez. XVIII, 3-9; Tobia I, 16-8; Ben Sirach XXXVIII, 16). Johannan Ben Zaccai a Rabbi Joshua che chiedeva, piangendo sulle rovine del Tempio: "Che bisogna fare per espiare i nostri peccati ora che il Tempio e i suoi sacrifici non esistono più?" rispose, "Abbiamo un altro modo per espiare i nostri peccati, efficace come quello . . . le opere di carità. Sulle opere di carità si veda anche il Talmud" (Everyman's Talmud, London, p. 221). Identifico queste opere di carità con la legge morale che è più antica di Mosè (figura nella confessione negativa degli Egiziani) e che è sempre valida.
E' evidente che si può essere galantuomini, caritatevoli e onesti professando religioni diverse, la dottrina che i pagani siano cattivi e vadano all'Inferno è estranea al Giudaismo che contiene lodi di Ciro re di Persia e di Antonino Pio imperatore che non furono certo ebrei anche. I disastri dell'anno 70 furono causati da una grande illusione: la prossima venuta del Regno di Dio sulla Terra, come è detto nell'allegoria del IV Esdra. Ogni tentativo di riacquistare la libertà veniva represso violentemente. L'impero romano era un'organizzazione efficientissima, ma feroce (quando gli schiavi liberati da Spartaco si affrontarono con l'esercito romano e furono sconfitti, 6.000 di essi furono crocifissi; 10.000 furono crocifissi da Q. Varo e poi migliaia di ebrei che furono crocifissi o dati in pasto alle belve durante la guerra giudaica del 66-70).
Le crisi della Legge, cioè della religione ebraica, a me note, furono due e in altri periodi:
1. Durante il regno di Antioco Epifane, 174-163 a.C.;
2. Nei secoli XIX e XX dell'Era Volgare.
Antioco Epifane, volendo unificare i costumi dei suoi sudditi, tentò d'estirpare la religione ebraica, dedicò il Tempio a Zeus, fece bruciare i libri sacri ed uccidere coloro che osservavano il sabato, che circoncidevano i neonati, che si astenevano dalla carne di maiale. Molti Giudei preferirono il martirio alla violazione dei sacri precetti, ma la maggioranza si piegò ai voleri del re. Guida Maccabeo, alla testa di un esercito di insorti, sconfisse le truppe regie e nel 164 riconsacrò il Tempio e riorganizzò il culto.
Con la riconsacrazione del Tempio nel 164 e la cacciata dei sacerdoti apostati la crisi fu superata.
Tutta la letteratura dei secoli seguenti esalta la Torà.
I Libri dei Maccabei (fine del II secolo) celebrano quei Giudei che vollero subire il martirio piuttosto che violare la Legge. Lo zelo per la Legge conduce alla gloria (I M. II, 64).
Il Pentateuco è chiamato il Libro santo (2 M. VIII, 23) e contiene le leggi reverende e sante (2 M. VI, 28), le leggi di Dio (2 M. VI, 1).
Nei Testamenti dei XII Patriarchi (109-107 a.C.) questi chiedono ai figliuoli di eseguire i decreti di Dio (T. Giuda XIII), fanno loro promettere di conformarsi alla Torà. Testimoni sono Dio e gli Angeli (T. Levi XIX).
Nel Libro dei Giubilei (109-105 a.C.) Dio impone agli angeli e agli uomini le leggi eterne del sabato (II) e della circoncisione (XV). Altre leggi eterne, scritte in cielo, stabiliscono le feste annuali (VI, XLIX).
La Lettera di Aristea (verso il 100 a.C.) spiega che la vita proba consiste nell'adempiere alle clausole della Legge (127).
Tutte queste prescrizioni furono fatte per rendere l'uomo onesto e virtuoso e per perfezionare il carattere (144, 168).
Nei Salmi di Salomone (ca 48 a.C.) la Testimonianza è la Legge dell'Alleanza eterna (X,5).
Il III Libro degli Oracoli Sibillini (ca. 30 a.C.) riafferma l'obbligatorietà e la santità della Legge (vv. 225-260, 283-285, 600).
Hillel il Vecchio (tempo di Erode) raccomanda di diffondere la Torà: "Più Torà, più vita" I Pirkè Abot riferiscono anche i detti di numerosi rabbini del primo e del secondo secolo dell'Era Volgare i quali insistono sull'importanza vitale della Torà.
Il Quarto Libro dei Maccabei (fra il 63 a.C. ed il 38 d.C.) esalta i martiri che affrontarono la morte per restare fedeli alla Legge. "Morirono piuttosto che trasgredire i decreti divini, sapendo che gli uomini che muoiono per Dio vivranno con Dio. La giustizia diede la corona a questi atleti della vera Legge."
Anche l'Assunzione di Mosè (fra il 7 ed il 30 dell'Era Volgare) loda coloro che morirono piuttosto che trasgredire i comandamenti del Signore dei Signori (IX, 6).
In quel torno di tempo Filone Alessandrino commentava filosoficamente il Pentateuco. E Giovanni il Battista rimproverava il Tetrarca di aver violato la Legge.
Il Libro della Sapienza (40 d.C.) narra che mediante gli Ebrei fuggiti dall'Egitto la luce imperitura della Legge fu data al mondo (XVIII, 4). Essi si addossarono unanimi il patto della Legge divina (XVIII, 9).
Il Libro dei Segreti di Enoch (fra il 40 ed il 70) fra i mondi ultraterreni mette il luogo tenebroso dove sono tormentati gli apostati che non obbedirono ai comandamenti di Dio (VII) e raccomanda di frequentare il Tempio (LI) e di offrire sacrifici (XLV, LXII).
Non al tempo di Gesù, ma una quarantina di anni dopo, nel 70, orrendi disastri sconvolsero la vita d'Israele. Il Tempio fu distrutto e la semiautonomia del paese fu soppressa con stragi di ebrei. Questi disastri forse turbarono in alcuni la fede nelle promesse bibliche, ma non scossero la fedeltà alla Torà.
Diceva un sommo sacerdote del 200 a.C.: Su tre cose si regge il mondo: La Torà, il Culto e le Opere di Misericordia.
Distrutto che fu il Tempio e cessato il culto sacrificale, gli Ebrei si diedero con raddoppiato zelo allo studio della Torà e alle opere di misericordia. Si veda la vita di Johanan ben Zaccai (il più celebre rabbino di quegli anni) scritta da J. Neusner.
Il Libro di Baruch (74 d.C.) ripete che la Legge dura in eterno e che chi si attiene ad essa avrà vita eterna (IV,1).
Il Libro di Tobia (ca. 82 d.C.) insiste sulle opere di misericordia (dar pane agli affamati, vestire gli ignudi e seppellire i morti), compiute dall'esule protagonista. Ma prima dell'esilio egli aveva frequentato il Tempio. E raccomanda ai figliuoli d'osservare la Legge e le ordinanze e di essere misericordiosi e giusti. L'autore era forse un discepolo di Johanan ben Zaccai?
Secondo l'Apocalisse siriaca di Baruch (sotto i Flavii) la Legge proteggerà i fedeli allorché il Potente scuoterà tutto il Creato (XXXII, 1; XLVIII, 24). Coloro che sono giustificati nella Legge riceveranno il mondo immortale (LI, 3). Coloro che saranno salvati dalle opere e hanno sperato nella Legge assisteranno ai miracoli (LI, 7). Noi periamo, ma la Legge rimane (LXXVII, 15).
Flavio Giuseppe (ca. 95) tratta a lungo delle leggi mosaiche: Fino dalla prima generazione tutti i Giudei per convinzione congenita le riconoscono per ordinanze di Dio e ad esse si mantengono fedeli e per esse, all'occorrenza, di buon grado muoiono (Contro Apione I, 42). "Penso che sarà evidente che per la religione e per la convivenza sociale e per l'amore del genere umano e inoltre per la giustizia e per la pazienza nelle tribolazioni e per il disprezzo della morte abbiamo leggi fatte ottimamente (II, 146). Pertanto, non appena siamo in grado di capire le apprendiamo accuratamente e le conserviamo come incise nell'anima e raro è che alcuno le trasgredisca e impossibile che ottenga il condono delle punizioni (II, 178). Per noi, persuasi sin dal principio che la Legge fu istituita conforme al volere di Dio, sarebbe empietà non la osservare (II, 184). Ciascuno ha la coscienza che gli è testimone e, avendo il legislatore (Mosè) profetato e avendo Dio dato valida promessa, è convinto che a coloro che osservino diligentemente le leggi e che, qualora bisogni morire per esse, siano pronti ad accettare lieti la morte, ha Dio concesso di rinascere e di ricevere dalla trasmutazione una vita migliore (II, 218). Anche se siamo spogliati dei nostri averi, delle nostre città e degli altri beni, almeno ci rimane la Legge eterna e nessuno dei Giudei può andare così lontano dalla patria né essere tanto atterrito da un padrone crudele che non tema più che costui la Legge (II, 277).
Delle leggi non occorre dire altro. Esse stesse hanno mostrato che insegnano non l'empietà, ma la religione più vera, che invitano non all'odio del genere umano, ma alla comunanza degli averi, che sono nemiche dell'ingiustizia e sollecite della giustizia e discacciatrici dell'ozio e del lusso, che insegnano a bastare a noi stessi e a essere laboriosi, che proibiscono le guerre di conquista, ma ci preparano a combattere valorosamente per difenderle (II, 291-292)."
Nel Quarto Libro di Esdra (100 d.C.) le orribili sventure dell'età presente preludono alla palingenesi del mondo come le doglie della donna annunziano la nascita dei figliuoli. Questi non possono nascere prima del termine. Meglio che molti periscano piuttosto che la Legge sia disprezzata. Nei 24 libri della Bibbia è la fonte della sapienza.
Qui mi fermo. Nei Pirkè Abot e nel Talmud si trovano i detti dei rabbini dei secoli seguenti, e nelle storie d'Israele si narrano i fatti dei martiri del tempo di Adriano. Per la devozione alle Legge sotto i Romani, cfr. anche W. D. Morrison, Gli Ebrei sotto la dominazione romana, Torino 1911, pp. 323-331.
La crisi nei tempi moderni è stata la conseguenza dell'emancipazione, dell'abolizione dei ghetti,dell'assimilazione, del razionalismo, del laicismo, dei progressi della critica biblica e di altre scienze, del Marxismo, del Freudismo, delle stragi hitleriane ecc. ecc.
Anche Gesù e i primi discepoli furono fedeli alla Legge: "Non crediate che io sia venuto per abolire la Legge e i Profeti. Io sono venuto non per abolire ma per completare. Chè in verità vi dico: Finché il Cielo e la Terra non scompariranno nè un iod né un apice scomparirà dalla Legge . . . Se la vostra osservanza della legge non supererà quella degli Scribi e dei Farisei, in nessun modo potrete entrare nel regno dei Cieli (Matteo V, 17-20).
Gesù riconosceva la santità del Tempio, casa di Dio (Matteo XII, 4; XXIII, 21) e la validità dei sacrifici (Matteo V, 24; VIII, 4; Luca XXXIII, 7-13).
Secondo Atti XXI, 20 i discepoli erano tutti zelanti per la Legge.
Secondo Eusebio (Storia eccl. II, 23, 6), Giacomo, fratello del Signore, fece voto di nazireato conforme a Numeri VI.
Come poi nel corso dei primi due secoli dell'Era Volgare la Legge fosse ripudiata da alcuni Cristiani e interpretata allegoricamente da altri, sarebbe lungo e difficile spiegare.
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