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La responsabilità della condanna di Gesù

LA RESPONSABILITA' DELLA CONDANNA DI GESU’- (Lettera aperta a un amico cattolico)

Estratto da “La rassegna Mensile di Israel” Fasc. 9 – 1964 - Roma

Caro amico cattolico,
Ho riletto la Lettera pastorale del Cardinale Lienart(1), che Ella ha fatto tradurre in italiano, e le confesso che certe frasi mi hanno stupito. Accanto a molti nobili sentimenti, che fanno onore a Sua Eminenza, vi sono alcune affermazioni che hanno bisogno di rettifica.
Lasciamo stare che la parola e “deicidio” fa inorridire la mia coscienza di filologo, perché non solamente per gli Ebrei e per i Musulmani, ma anche per gli antichi pagani, greci e romani, gli dei erano immortali per definizione e quindi la parola “deicidio” conterrebbe una contraddizione nei termini. E voialtri Cattolici, i quali credete che Gesù fosse insieme uomo e Dio, credete forse che quando morì Gesù, morisse anche Dio? E che avvenne, in quei due giorni che Dio era morto? Le vacche smisero di partorire, i fiori di crescere, il sangue si fermò nelle vene degli uomini e i pianeti si arrestarono nelle loro orbite? Oppure l'Universo seguitò a funzionare anche senza il Supremo Reggitore? Forse per forza d'inerzia? E se Gesù mentre era ancora vivo si disse abbandonato da Dio (Marco XV, 34; Matteo XXVII, 46), credete voi che durante questa temporanea dissoluzione dell'unione ipostatica; Gesù e Dio morissero separatamente? E non Le pare che la parola “deicidio” sappia un poco di patripassianismo?
Ma lasciamo stare questi problemi di linguistica e di teologia cattolica, e veniamo ai fatti storici.(2)
Il Cardinale chiama gli Ebrei “esecutori” della morte di Gesù. Gesù fu ebreo, fu condannato a morte da un magistrato romano seguito a violazioni vere o presunte, della legge romana, e fu crocifisso da soldati romani, i quali. obbedivano agli ordini del medesimo magistrato romano. Eppure spesso si leggono passi di scrittori cristiani che trasformano i carnefici in Ebrei(3) e qualche volta perfino Gesù in romano! Doppia fallace trasformazione! La quale in molti casi è dovuta semplicemente alla ignoranza o alla distrazione dello scrittore, ma in altri è frode intenzionale.
I Romani in quel secolo crocifissero migliaia di Ebrei(4). Gesù fu uno fra tanti. Tra le migliaia vi saranno stati santi e peccatori, galantuomini e malandrini, ma tutti furono accomunati dal medesimo orribile e 'atrocissimo supplizio. Perciò a tutti dobbiamo inchinarci con compassione e con reverenza(5)
E i sacerdoti di Gerusalemme? Io non li voglio difendere di certo. Erano uomini rapaci e violenti, avidi di danaro e succubi dei Romani(6). Il Lienart con frase ambigua li chiama “capi responsabili del popolo ebreo”. Responsabili a chi? Erano nominati dall'autorità romana, che li promoveva e destituiva a piacimento(7). Il popolo ebreo li detestava come risulta da una canzoncina del tempo(8). Se dal 15 al 18 i Procuratori cambiarono Sommo Sacerdote ogni anno e poi lasciarono che Giuseppe detto Caiapha rimanesse in carica 18 anni, se ne può dedurre che costui fosse più docile dei suoi predecessori e più zelante nel contentare i padroni.
Noi non abbiamo la sua versione dei fatti e non possiamo conoscere i suoi intimi sentimenti. Forse in cuor suo provava compassione per Gesù, suo connazionale. In questo caso paragonerei il suo stato d'animo a quello di Mussolini, il quale aveva già perdonato a Galeazzo e si era riconciliato con lui, quando dovette farlo condannare a morte da un tribunale italiano, perché prevedeva che altrimenti il governo hitleriano l'avrebbe fatto morire ugualmente e di più avrebbe abolito quei pochi rimasugli d'autonomia lasciati fino allora al governo di Salò e sottoposto l'Italia al regime feroce vigente in Polonia(9). Può darsi invece che Caiapha fosse spaventato per i tumulti di quei giorni che minacciavano il tranquillo godimento delle sue rendite, e che fosse furibondo per l’oltraggio fatto a un suo servo, al quale un discepolo di Gesù aveva tagliato un orecchio (Marco XIV, 47)(10).Ma qualunque fossero i suoi sentimenti, non avrebbe potuto comportarsi diversamente se non voleva perdere subito il posto.
E la folla che gridò “Crocifiggilo!”? Noi sappiamo che Pilato talvolta mescolava alla folla i suoi soldati romani travestiti da Ebrei (Flavio G. Ant. XVIII, iii, 2; Guerra II, ix, 4). Può darsi che anche in questo caso si trattasse di soldati romani travestiti. Ma può anche darsi che fossero veri Ebrei. In questo caso saranno stati Sadducci, perché così si chiamavano allora i Giudei ligi al Procuratore e al Sommo Sacerdote. Ma i Sadducci erano una piccola minoranza nella stessa Gerusalemme(11). Erano forse qualche centinaio di persone, appartenenti tutte alla classe dei ricchi. La popolazione giudaica della Palestina e della Siria ammontava forse a qualche milione(12). Vi erano poi altri milioni di Ebrei che abitavano ad Alessandria d'Egitto(13), in Babilonia(14), in Persia(15), in Asia Minore(16), a Cirene(17), a Roma(18). Tutti questi non seppero neppure dell'esistenza di Gesù se non alcuni decenni dopo, quando cominciò la propaganda cristiana fuori di Palestina. In quei tempi non c'erano giornali, né radio, né televisione. La maggioranza degli Ebrei d'oggi discende da antenati che allora vivevano fuori Palestina. Forse uno su diecimila può discendere da quei Sadducei che inscenarono quella dimostrazione davanti al Pretorio.
ネ un principio giuridico fondamentale che solo chi ha commesso un fatto deve essere punito e che non è lecito punire i figli per le colpe dei padri. Questo principio era riconosciuto anche nella Bibbia (Deuteronomio XXIV, 16; 2 Re XIV, 6; 2 Croniche XXV, 4). Nel diritto greco fu introdotto nel IV secolo a. C. e oramai è accolto nelle leggi di tutti i paesi civili, essendo conforme alla ragione, alla carità e alla giustizia.
Fin qui per quel che riguarda la giustizia umana. Per la giustizia divina, il Pentateuco asserisce che Dio punisce l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione e si mostra misericordioso fino alla millesima generazione verso coloro che osservano i comandamenti (Esodo XX, 5; XXXIV, 7 ; Numeri XIV, 18 ; Deuteronomio V, 9). Poiché ogni giorno si vedono giusti tribolare e iniqui godere dei frutti delle loro ruberie, e poiché non era stata ancora introdotta tra gli Ebrei la credenza nella vita eterna, queste minacce e promesse erano necessarie per dare una sanzione ai comandamenti della Torà. Si osservi tuttavia che la punizione è limitata alla quarta generazione (poco più d'un secolo).
Ma Ezechiele (cap. XVIII) col suo vivo senso di giustizia, stabilisce che anche le punizioni divine sono limitate alla persona che pecca, e che i figli non paghino mai per le colpe dei padri.
Fa meraviglia che i Cristiani del Medio Evo siano giunti a tal segno d'ingiustizia e di barbarie da voler abolire non solo le massime d'Ezechiele, ma persino quelle del Pentateuco, facendo le punizioni divine perpetue e punendo i figli per le colpe dei padri. Questo è un difetto del Cristianesimo che il Concilio dovrebbe eliminare.
E di Pilato che dobbiamo pensare? Pilato è descritto da un contemporaneo come uomo “di natura inflessibile, prepotente, brutale, il quale durante la sua amministrazione era stato reo di venalità, di violenze, di ruberie, di maltrattamenti, di insolenze, di frequenti uccisioni senza processo, e di infinite e insopportabili crudeltà” (Filone Leg. ad Gaium XXXVIII, 301-302). Gli Evangelisti si sono proposti il compito contraddittorio di esonerare la riputazione di Pilato e di proclamare l'innocenza di Gesù. A ogni modo, pare che Gesù fosse processato regolarmente. Considenamo la posizione del Procuratore:
Moltissimi Giudei erano ostili ai Romani. Nei decenni precedenti c'erano state numerose insurrezioni e altre dovevano scoppiare in seguito fino alla gran guerra del 66-73. Molti Giudei(19) sognavano l'indipendenza nazionale, molti la restaurazione della dinastia davidica, molti non riconoscevano altro sovrano che Dio.(20) Queste tre dottrine erano corroborate da molti luoghi delle Sacre Scritture ebraiche, ma tutte e tre erano alto tradimento ai sensi della Lex Iulia maiestatis.(21)
Ora Gesù, se dobbiamo credere ai Vangeli : 1) aveva proclamato imminente il regno di Dio(22); 2) era entrato trionfalmente in Gerusalemme, accolto da grida “Osanna al figlio di David! Benedetto il regno di David!”(23); era entrato nel recinto del Tempio e aveva cacciato i venditori di colombe e rovesciato le tavole dei cambiavalute(24); 4) aveva armato un discepolo, il quale aveva tagliato un orecchio a un servo di sacerdoti.
I primi due reati erano evidenti violazioni della Lex Iulia e portavano automaticamente la pena di morte. Questa era eseguita di solito con la crocifissione, quando i rei erano schiavi o provinciali di condizione umile che non avevano la cittadinanza romana(25). Anche gli altri due reati sarebbero puniti in qualunque Stato antico o moderno.
Si può osservare che Tiberio era severissimo nell'applicare la Lex Julia(26): Cremuzio Cordo, Sesto Vistilio, Considio Proculo, Mamerco Scauro furono condannati. a morte per reati meno gravi di quelli di Gesù. Si può osservare che Pilato era uomo violento e crudele, come si è detto di sopra. Si può osservare che in quei giorni c'era stata un’insurrezione (secondo Maro XV, 7) e il Procuratore poteva temere nua rivolta generale e sentire la necessità di far presto. Si può osservare che la formula di Gesù “regno di Dio” era identica a quella di Giuda di Galilea, e Pilato non era tenuto a distinguere. Ma neanche con altro governatore più mite Gesù l’avrebbe fatta franca.
Diceva il Maresciallo Lyautey: “Mi è sempre parso strano che Pilato aspettasse tre anni prima di fare arrestare Gesù. Questi aveva percorso il paese predicando, arringando le turbe, guarendo i malati. In Oriente chiunque provoca assembramenti dev'essere sorvegliato. Quando ero Presideute Generale al Marocco mi facevo sempre riferire ciò che quei mullah e ulema girovaghi dicevano al popolo. I più erano individui innocui, qualcuno era debole di niente. Ma qualche altro poteva avere l’ardore di Maometto e diventare il profeta d’una idea nuova. Uomo così fatto era Gesù. Il governatore romano in Giudea non poteva tollerate uno che andava dicendo al popolo: Sapete che i principi dei pagani li tirannegiano e che i grandi li dominano, ma non sarà così tra voi (Matteo XX, 25-28). Questi sono discorsi pericolosi”(27).
Il Maresciallo, che per la sua esperienza come governatore di paesi orientali, poteva capire meglio la situazione politica della Giudea sotto Pilato, prosegue dimostrando il contenuto sovversivo, rivoluzionario, antiromano della predicazione cristiana. Questo contenuto, in parte mascherato nei Vangeli, cento volte corretti in senso filo-romano e anti-giudaico, risulta più chiaro nell’Apocalisse, la quale, essendo incomprensibile al volgo, sfuggì meglio alle correzioni. Nell’Apocalisse Roma è la gran meretrice, ubriaca del sangue dei santi.
Errore frequente è il credere che Gesù subisse due processi e due giudizi, l'uno dinanzi al Sinedrio e l'altro dinanzi a Pilato, oppure che fosse condannato dal Sinedrio e che la condanna fosse ratificata da Pilato. Queste ipotesi sono contrarie al buon senso, alla prassi romana e al testo dei Vangeli. Un secondo processo presuppone che il condannato sia ricorso in appello, o (in caso d'assoluzione) che vi abbia ricorso l'accusatore. Ma Gesù non si appellò, nè fu assolto dal Sinedrio. Oltre a ciò l'appello era ammesso solo a Cesare (Alli XXV, 11). Oltre a ciò solamente i cittadini romani potevano appellarsi. L'ipotesi che una condanna del Sinedrio avesse bisogno di ratifica del Procuratore è contraria al diritto di quei tempi. Oltre a ciò, se Gesù fosse stato condannato da un tribunale ebraico, sarebbe stato lapidato, e non crocifisso. Oltre a ciò, la sentenza avrebbe dichiarato quale violazione della legge ebraica egli aveva commesso. Invece il tilulus della Croce indicava una violazione della Lex Iulia. Oltre a ciò, Pilato non avrebbe mai prestato soldati romani per eseguire una sentenza d'un tribunale indigeno. Oltre a ciò, molti particolari (seduta notturna, alla vigilia d'una festa, ecc.) sono contrari alla procedura ebraica dei processi dinanzi al Sinedrio.
La soluzione del problema fu trovata dall'Husband(28), il quale aveva studiato i padri trovati in Egitto e acquistato una conoscenza della procedura romana nelle provincie, che il Rosadi non aveva. I tribunali indigeni, oltre alla funzione di giudicare le cause di loro competenza, potevano anche istruire i processi da presentare al governatore. Questo fece il Sinedrio. Sottopose Gesù a un interrogatorio preliminare per accertare se fosse il caso di sottoporlo al giudizio di Pilato. I sacerdoti non accertarono nessuna violazione della legge ebraica e non pronunziarono nessuna sentenza. Per questo interrogatorio non si richiedevano tutte le formalità prescritte per i veri giudizi. I sacerdoti, accertato che il caso era grave, presentarono un atto d'accusa (Matteo XXVII, 13 Marco XV, 3 ; Luca XXIII, 2), e non una sentenza da ratificare. La sentenza la pronunziò Pilato in base alla legge romana e la fece eseguire da soldati romani.
Secondo i Sinottici (Matteo XXVII, 12, Marco XV, 2, Luca XXIII, 3) Gesù interrogato da Pilato dette una risposta ambigua. Secondo I Timote'o VI, 13, confessò. A ogni modo, non negò Marco XIV, 58 e Matteo XXVI, 61, dicono che falsi testimoni l'accusarono d'aver detto che avrebbe distrutto e riedificato il Tempio. Ma secondo Giovanni II, 19 Gesù avrebbe detto veramente una frase molto simile. Checché sia di ciò, per gli altri atti più gravi che abbiamo elencato e che furono compiuti in pubblico, i testimoni non potevano mancare. La condanna era inevitabile.
I Sacerdoti obbedivano agli ordini di Pilato, e Pilato obbediva agli ordini di Sciano e di Tiberio, ma questa non è una giustificazione, come non è una giustificazione per Eichmann l'avere obbedito agli ordini di Himmler e di Hitler.
Né io, considerando che Tiberio, Sciano, Pilato e presumibilmente il centurione e i soldati, erano italiani, mi abbasserò a dire che i “deicidi” o i “cristicidi” sono gli italiani. Sarebbe una ritorsione troppo facile. Abbiamo già detto che le colpe sono sempre individuali. Neanche bisogna accusare dei delitti di Hitler tutto il popolo tedesco, ma solamente coloro che vi hanno partecipato.
Mi viene in mente la seconda favola di Fedro, il lupo che dice all'agnello “Tu m'intorbidi l'acqua”, “Ma come è possibile, se io mi trovo a valle?” “Sei mesi fa tu dicesti male di me”, “Ma se non ero ancora nato”. “Se non fosti tu, sarà stato tuo padre”. Così fatti sono gli argomenti di coloro che accusano gli Ebrei.
Per dimostrare la confusione che s'incontra talvolta negli scritti dei Cristiani si possono citare i versi di Iacopone da Todi:
Crucifige! Crucifige!
Omo che se fa rege,
secondo nostra lege,
contraddice al Senato.
Quale legge? L'ebraica o la romana? E quale Senato ? Il Sinedrio o il Senato di Roma ? Nessun comandamento della Legge ebraica proibisce di farsi re. Anzi gli Ebrei ebbero molti re, da Saul ad Agrippa. Ma l’uomo che si fosse fatto re avrebbe corto violato la Lex Iulia, esponendosi alla pena di morte. Se le turbe avessero detto davvero “secondo nostra legge”, avremmo la prova che erano Romani travestiti.
Gesù non aveva violato nessun precetto della logge ebraica. Del resto in cose di religione gli Ebrei erano piuttosto tolleranti. Sadducei, Farisei, Esseni, discepoli di Gesù si recavano a pregare nel medesimo Tempio e nelle medesime sinagoghe, e vi godevano anche di una certa libertà di parola (maggiore di quella che c'è oggi nelle sinagoghe e nelle chiese).
Riconoscendo che Gesù aveva violato la legge romana, non si certo gettare un’ombra sull'altezza dei suoi ideali. Anche Pisacane, Oberdan, Sauro, Battisti furono condannati secondo la lettera delle leggi borboniche e austriache. Eppure noi li veneriamo come martiri gloriosi. Gesù fu un martire ebreo giustiziato dai Romani. Fu una vittima dello imperialismo. Cose simili sono sempre accadute quando una nazione ne opprimeva un'altra. Credo che Lyautey, Graziani, Kitchener, se si fossero trovati nei panni di Pilato; avrebbero condannato Gesù. Non parliamo poi delle repressioni russe in Ungheria, delle stragi fatte dai Tedeschi in Italia ecc.
Bisogna anche protestare contro l'asserzione che la Crocifissione fu voluta da Dio e che quindi gli uomini (gli Ebrei secondo il Lienart, i Romani secondo la verità storica) non furono che gli esecutori. Per chi crede in Dio, ogni avvenimento è voluto o permesso da Dio. Per chi crede nel Fato degli Stoici, tutto è conforme al Fato. Per chi crede nel Caso fortuito, ogni fatto è prodotto dal Caso. Ma queste teorie metafisiche non debbono esimere il poliziotto o lo storico dal ricercare le responsabilità individuali. Citiamo qui la soluzione dei problema che dà la Mishnà: Tutto dipende dalla volontà di Dio, fuorchè gli atti dell'uomo, i quali dipendono dal suo libero arbitrio.(29)
Glie direbbe Lei, caro amico cattolico, se qualcuno l'accusasse di aver ammazzato Lincoln, e poi soggiungesse a mo' di scusa : “La morte di Lincoln fu voluta da Dio e il Signor X. non fu che l'esecutore” ? Io credo che respingerebbe questo perdono ipocrita.
Strana è anche l’asserzione del Lienart che la causa della morte di Gesù sta nei peccati di esso Cardinale e dei suoi contemporanei, come se un fatto d'oggi potesse causare un fatto di quasi duemila anni fa.
Altro cumulo di inesattezze è l'asserzione che l'errore d'Israele fosse di aver pensato di salvarsi da solo coll'osservare i precetti della Legge, mentre invece la salvezza è un dono di Dio, che si ottiene mediante la fede. Vediamo di chiarire un po’ questa confusione.
Nell'Antico Testamento il termine “salvezza” significa liberazione da un pericolo, da un nemico, da un oppressore. Nessun Ebreo ha mai dubitato che Iddio, come ha salvato gli Ebrei dalle mani degli Egiziani, così ha salvato i Romani da Annibale, i Greci da Serse, le colombe dai falchi e le mosche dai ragni.
Nell'uso cristiano “salvezza” si riferisce alla vita eterna. Ma nell'Antico Testamento non ci sono se non pochi accenni alla vita eterna. Questa dottrina fu poi sviluppata nei libri ebraici apocrifi, nel Nuovo Testamento e nel Talmud. Sulla questione di chi sarà ammesso alla vita eterna ci sono opinioni varie così tra i Cristiani come tra gli Ebrei. Tra gli esclusivisti cristiani si può citare S. Gipriano, S. Agostino, S. Fulgenzio, Dante; i quali condannano all'inferno tutti i non cristiani. Tra i Cristiani più equi e generosi citiamo Giustino Martire, Clemente Alessandrino e Zwingli, che ammettevano la salvezza anche per i pagani, e il Gardinai Gushing, che ha condannato certi Gesuiti che sostenevano la dottrina esclusivista. Tra gli Ebrei Rabbi Eliezer negò che i pagani possano partecipare al mondo futuro, ma Rabbi Joshua, Mosè Maimonide e la maggioranza dei rabbini vi fanno partecipare anche i giusti pagani. A questa opinione aderì anche Elia Benanzegh colla sua dottrina dei Noachidi.(30)Sarebbe bene che il Concilio condannasse la dottrina esclusivista portando anche il Cattolicesimo a quell’Universalismo che è proprio del Giudaismo, dell’Islam e del Buddismo.
Quanto ai mezzi per ottenere la vita eterna, è noto che Gesù (Luca X, 25-37) e suo fratello Giacomo (se è sua la lettera che gli si attribuisce) li fanno consistere nelle opere, e invece Paolo e Lutero nella fede. La dottrina di Gesù è superiore a quella del Popolo(31), perché non è giusto fare un merito d’una opinione. Superiore all’una e all’altra mi pare la dottrina di Antigono di Sokho (un savio dell’età maccabaica): “Non siate come servi che servono il loro padrone per ricevere una ricompensa, ma siate come servi che servono il padrone senza curarsi della ricompensa. E che il timor del Cielo vi accompagni” (Pirké Aboth I, 3). In altre parole, obbedite ai comandamenti della Legge senza curarvi della vita eterna o di altro premio. Fais ce que dois, advienne que pourra. Le decisioni di Dio sono imperscrutabili. In questo modo la religione è liberata da ogni motivazione egoistica.
Il Card. Lienart non può certo rimproverare a Israele di essersi “allontanato” dal Cristianesimo. Caso mai, potrebbe rimproverargli di essere rimasto fermo alla religione dell’Antico Testamento e di non avere accettato le molteplici innovazioni introdotte da S. Paolo, dai Padri Apostolici, da Origene, dai Concilii e dai Papi.
Si può approvare senza riserva la condanna del razzismo pronunziata dal Cardinale e ricordare a questo proposito le parole di Amos IX, 7: “Non siete voi per me come i figli degli Etiopi, o figli d’Israele? Dice l’Eterno. Non ho io fatto uscire Israele dalla terra d’Egitto, come i Filistei da Caftor e gli Aramei da Kir?” Vale a dire che Dio non fa distinzione né di razza né di religione.
Bisogna lodare e ringraziare il card. Lienart per i suoi sentimenti generosi e per essersi adoperato a favore degli Ebrei. In particolare mi piace la frase della lettera pastorale: “Sappiamo che, malgrado la diversità delle razze, facciamo tutti parte della specie umana, creata da Dio nell’unità, che tutti gli uomini sono nostri fratelli e che tutti hanno diritto al nostro rispetto e al nostro amore”. Tuttavia mi pare che questa Lettera pastorale contenga anche alcune inesattezze che, come ebreo, non potevo lasciar passare senza rettifica.
Cordiali saluti.
Suo Marco Treves

(1)Per la Quaresima del 1960.
(2) Per i fatti di Gesù, l’unica testimonianza, oltre a una frase di Tacito (Annali XV, 45) sono i quattro Vangeli canonici. Ma questi Vangeli non sono testimonianze immediate dei fatti, né sono il frutto di ricerche storiche obiettive. Sono manuali di catechesi e di propaganda cristiana, composti assai tardi e che hanno subito molte correzioni, tagli e interpolazioni per motivi stilistici, politici e dogmatici. Contengono molte contraddizioni fra loro e nell'interno di ciascuno di essi e molte invero¬ simiglianze e impossibilità storiche. Poiché mancano altri documenti attendibili per ricostruire i fatti, sussistono infiniti dubbi, incertezze e divergenze fra gli studiosi. Gli Evangelisti, scrivendo fra il 70 e il 150, mentre gli Ebrei erano invisi e perseguitati a causa delle tre cruente guerre, si studiano d'ingraziarsi i Romani falsando i fatti e riversando tutte le colpe sui Giudei. I più onesti tra gli studiosi non ebrei (il Conybeare, il Loisy, il Guignebert, il Goguel) hanno osservato questa tendenziosità antisemitica degli Evangelisti.
(3) Già nel Nuovo Testamento compare questa calunnia ripetuta dallo pseudo-Barnaba, da Giustino, da Gregorio di Nissa, da Giovanni Crisostomo, S. Bernardo, Tommaso d'Aquino, Pascal, Lutero, Bossuet, Lamennàis, Giovanni Papini, Daniel Rops e altri meno noti citati da JULES ISAAC, Jésus et Israèl, Fasquelle éditeurs, Parigi 1959, pagg. 351-385; ID. L'Enseignement da mépris, Fasquelle éditeurs, Parigi, 1962. Molti si potrebbero aggiungere, p. es. il Bellarmino col suo orrendo commento ai Salmi. Ma preferiamo ricordare con onore i tanti cattolici (cominciando dai quattro Pontefici Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI, coadiuvati da innumere¬voli prelati, religiosi e laici) che hanno difeso gli Ebrei in questo secolo. Anche il Credo, per non offendere i Romani, dice diplomaticamente “patì sotto Ponzio Pilato”, mentre Tacito con più franchezza dice “condannato per ordine di Pilato”.
(4) Quintilio Varo, colui che poi fu trucidato dai Tedeschi nella selva di Teutoburgo, crocifisse 2.000 Ebrei (Flavio Giuseppe, Ant. XVII, x, 10). Pilato fece cro¬cifiggere Gesù con due banditi (o forse insorti). Tiberio Alessandro fece crocifiggere Giacomo e Simone, figli di Giuda di Galilea (Flavio G. Ant. XX, v, 2). Ummidio Quadrato, legato di Siria, fece crocifiggere molti Giudei (Flavio G. Ant. XX, vi, 2; Guerra, II, xii, 6). Il procuratore Felice fece crocifiggere innumerevoli banditi (ibid. II, xiii, 2). Floro e i soldati romani nel 66 uccisero 3.600 uomini, donne e bambini di Gerusalemme, in parte con le armi, in parte con la crocifissione (ibid. II, xiv, 9). Durante l'assedio Tito catturava i non combattenti affamati che andavano a cercare cibo fuori delle mura e ne faceva crocifiggere 500 al giorno (ibid. V, xi, 1). Dopo la presa della città, Giuseppe vide crocifiggere molti prigionieri (Vita, 75). Tito, per festeggiare il compleanno di suo fratello, fece ammazzare 2.500 Ebrei in combattimenti colle belve o ardendoli (Guerra, VII, iii, 1).
(5)Si versano lagrime per l'atroce sorte di Gesù, altrettante lagrime meriterebbero le altre migliaia di sventurati crocifissi dai Romani, che non risorsero dopo due di e non furono celebrati da poeti né da pittori. È vero che non porgono pretesti a invettive antisemitiche.
(6) Flavio G., Ant. XVII, xiii, 1; XX, viii, 8; ix, 1, 2, 4.
(7)Nel 6 d.C. Quirinio destituì il sommo sacerdote Joazar figlio di Boeto e nominò Anan figlio di Seth. Nel 15 Valerio Grato destituì Anan e nominò Ismael figlio di Phabi. L'anno seguente destituì Ismael e nominò Eleazar figlio di Anan. L’anno seguente destituì Eleazar e nominò Simone figlio di Kamith. L'anno se¬guente destituì Simone e nominò Giuseppe detto Caiapha. Vitellio destituì Caiapha e nominò Gionata figlio di Anan. L'anno seguente destituì Gionata e nominò Teo¬filo, altro figlio di Anan.
(8) Composta da certo Abba Saul (Pesachim, 57 a):
“Ahimè la famiglia di Boeto, ahimè!
perché percuotono coi bastoni!
Ahimè la famiglia d'Anan, ahimè!
pei loro sussurri maligni!
Ahimè la famiglia di Kàntheras, ahimè!
per le loro penne calunniatrici!
Ahimè la famiglia d'Ismael ben Phabi, ahimè!
per i loro pugni.
Che essi sono sommi sacerdoti,
i loro figli sono tesorieri,
i loro generi capitani del Tempio,
e i loro servi percuotono il popolo coi bastoni”.
Queste famiglie sacerdotali erano imparentate tra loro e tennero il sommo sacerdozio dal 34 a.C. al 62 d.C.
(9) M. MAZZUCCHELLI, I segreti del processo di Verona, C. Del Duca, Milano, 1962.
(10)Se dobbiamo credere a Giovanni, XI, 50, Caiapha fu indotto a ordinare l'arresto da ragioni politiche e non da rancori personali. Ma ancora non era avve¬nuto il tafferuglio con le guardie.
(11)Flavio G., Ant., XIII, x, 6 ; XVIII, i, 4. Invece i Farisei erano alcune migliaia (ibid. XVII, ii, 4) ed avevano grande influenza tra il popolo (ibid. XIII, x, 6 ; xv, 5 ; XVIII, i, 3-4).
(12)Flavio G. (Guerra, II, xiv, 3) dice che al tempo di Cestio Gallo erano presenti a Gerusalemme per la Pasqua più di tre milioni di Giudei. Altrove (Guerra VI, ix, 3) calcola a 2.700.200 coloro che nella stessa occasione erano validi per il minyan. Aggiungendo le donne e i bambini si arriverebbe a sette milioni almeno, cifra certo troppo grande. Cecil Roth (Storia del popolo ebraico, Silva editore, Milano 1962, pag. 143) calcola a due milioni gli Ebrei della provincia della Siria.
(13)Filone (Contro Fiacco, § 6) stima a un milione il numero degli Ebrei in Egitto.
(14) Margolis e Marx (A History of the Jewish People, New York, 1958, cap. XXXVI) dicono che ai tempi dei Romani gli Ebrei oltre l'Eufrate erano milioni. Flavio G. (Ant., XV, iii, 1) dice parecchie decine di migliaia.
(15)La presenza di numerosi Ebrei in Persia risulta dai libri di Ester e di Tobia.
(16)T. Reinach (The Jewish Encyclopedia, art. «Diaspora») calcola a 180.000 gli Ebrei in Asia minore.
(17)Gli Ebrei di Cirene e di Cipro si ribellarono poi sotto Traiano e furono domati in una lunga e cruenta guerra (Dione Cassio I, xviii, 32).
(18)Gli Ebrei a Roma erano più di 8000 secondo T. REINACH, loc. cit. Tiberio ne mandò in Sardegna 4000 e ne punì un numero maggiore (Flavio G., Ant., XVIII, iii, 5). Secondo J. Beloch gli Ebrei della Diaspora erano in tutto tra quattro e sette milioni.
(19)Compresi gli Apostoli, secondo Atti, I, 6.
(20)Flavio G., Ant., XVIII, i, 1, 6 ; Guerra, II, viii, 1.
(21)Digesto, XLVIII, iv, 1-4.
(22)L'espressione “regno dei Cieli” del Primo Vangelo equivale al «regno di Dio” degli altri. I Cieli in senso atmosferico o astronomico o come dimora dei Beati non c'entrano.
(23) Alcuni studiosi (Gfrorer, Ghillany, Holtzmann, Schenkel, , Keim, Schweitzer) tentarono di distinguere un messianismo e un regno di Dio spirituale dal messianismo e dal regno di Dio politico. Ma tale distinzione è ignota ai testi cristiani più antichi. Gli Apostoli stessi interpretavano il regno in senso politico. Quei tedeschi vorrebbero saperne più che gli Apostoli ? Neanche la distinzione del Bultmann tra l'escatologia nazionalista e l'escatologia cosmica è accettabile. Già nel secolo XVII il Reimarus aveva osservato che Gesù non spiega e non definisce che cosa intendeva per “regno di Dio” appunto perché usava la frase nel significato usuale tra i Giudei dei suoi tempi. Un secolo dopo il Reimarus, Monsiglior Ceriani scopriva nella Biblio¬teca Ambrosiana gli apocrifi di Mosè e di Baruch, i quali risolvono il problema del Reimarus. Sul Messianismo degli Ebrei consigliamo il libro di JOSEF KLAUSNER, L'idea messianica in Israele.
(24)Gli episodi 2 e 3 sono narrati nei Vangeli in modo da farli apparire come adempimento delle profezie di Zaccaria X, 9 e XIV, 21, le quali veramente si rife¬riscono a tutt'altro. Ma non si esclude che sotto la deformazione evangelica si nascon¬dano dei fatti veri. Se Gesù veramente potè sopraffare tanti venditori e cambiavalute e se non fu arrestato immediatamente, doveva essere accompagnato da un folto stuolo di discepoli armati.
(25) “I fomentatori d'insurrezioni e di tumulti e gli agitatori del popolo sono crocifissi o gettati alle belve o esiliati secondo la loro classe sociale” Digesto, XLVIII, 19, 38, 2.
(26) Tacito, Annali, libri IV e VI. Svetonio, Tiberio, 58 e 61.
(27) PIERRE VAN PAASSEN, Why Jesus Died, New York 1949, pag. 156.
(28) R. W. HUSBAND, The Prosecution of Jesus, Princeton, 1916.
(29) Tutto è nelle mani del Cielo, fuorché il timor del Cielo (Berachot, 33b). Quando un uomo è concepito, un angelo domanda al Santo Benedetto : “Sovrano dell'Universo, che cosa diventerà quest'uomo? Sarà robusto o gracile, savio o sciocco, ricco o povero? Ma non domanda se sarà buono o malvagio” (Niddah, 16b). Tutto è preveduto da Dio, ma la volontà dell'uomo è libera (Abot, III, 19).
(30)Vedere il Santuario sconosciuto d’Aimé Palliare.
(31)Paolo stesso nella I Corinzii, cap. XIII, sembra ritrattare gli errori delle Epistole ai Romani e ai Galati e riavvicinarsi alla dottrina ebraica.

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